Sbronze quotidiane, ululati alla luna, sfuriate a caso: la mia memorabile esperienza tramite Workaway in un ostello in Turchia, dove la host è stata pessima
Com’è che si dice, il mondo è bello perché è avariato? Ne ho conosciuta di gente strana nella mia vita, ma il soggetto in questione si è guadagnato il primo posto nella lista regalandomi perle di stramberia e stronzaggine memorabili. Ad esempio quando ho scoperto che il bicchiere da cui beveva alle 9 del mattino non era pieno di acqua ma di vino bianco, o quando la vedevo vegetare sopra il tetto di una capanna per evitare gli ospiti. Di chi parlo? Della padrona dell’ostello in Turchia dove ho lavorato tramite Workway in cambio di vitto e alloggio. O meglio, quella megera della mia host a cui a un certo punto ho detto un bel CIAONEEE e me ne sono andata con 10 giorni di anticipo. Ci tengo a precisarlo subito: non era turca, i turchi sono gentili. Se volete vi racconto questa storia fatta di ululati alla luna e pc suicidi!

Ebbene, avrei dovuto fermarmi da agosto ai primi di settembre, lavorando nel suo piccolo ostello a Cirali fatto di casette di legno, e in grado di ospitare una dozzina di clienti. Immerso in un bosco a 1 km dal mare, era perfetto per l’esperienza bucolica che andavo cercando. Come spesso accade però, non bastano i posti belli per rendere bello un viaggio, ma le persone che si incontrano.
La strega non mi è piaciuta a pelle già mentre le stringevo la mano. Sui 50 anni, fisichetto minuto e nervoso, due intensi buchi neri al posto degli occhi, umore che cambia a ogni respiro. Ma nonostante questo ero serena perché quando viaggio adotto il mood “ma non mi dovete rompere i coglioni”. Sono talmente entusiasta che solo la terza guerra mondiale non mi scivolerebbe addosso. Detto questo, di cosette strane ne succedevano.
Ad esempio, sono arrivata la mattina presto ma solo la sera ho scoperto dove avrei dormito, perché la strega era “troppo stressata” per pensare al mio alloggio (notare che ci eravamo accordate via mail due mesi prima). Mi ha ripulito una capanna fatta di stuoie, ma come sapete non viaggio a pane e lusso, per cui non ho avuto niente da dire. La prima volta che mi sono preparata la cena, nella quiete notturna più totale, l’ho vista emergere dal buio con due occhi di brace. Se avessi defecato sul tavolo le avrebbe dato meno fastidio suppongo. Ve la stringo: era incazzata nera perché cucinavo solo per me e non per lei. “Qui condividiamo tutto” mi ha detto. Ma tutti chi che sono l’unica aiutante? Bah. Si definiva “sociable”, peccato lo fosse solo quando cucinavo io, perché lei non lo faceva mai.

La prima settimana è andata via abbastanza liscia. A volte era gentile, a volte scorbutica, non ha mai pianificato i miei giorni lavorativi (in genere con Workaway si lavora 5 giorni a settimana, 5 ore al giorno) ma non ci badavo, riuscivo a ritagliarmi qualche ora il pomeriggio per tuffarmi nel bellissimo mare di Cirali e questo mi bastava!
Poi ho realizzato che beveva da mattina a sera, mentre da sobria si lagnava perennemente per la vita grama e la gastrite. Ho provato a spiegarle che 30 sigarette al giorno, 20 birre e 15 caffè non aiutano, ma niente. Detestava gli ospiti a caso, così, senza ragione. Poi un bel giorno si è installata sul tetto di una capanna per non doverli più incrociare. Le situazioni erano tre, e non sapevo quale fosse la migliore: o era sbronza, o dormiva, o era lucida e acida come un limone.
E poi c’è stata l’escalation del degenero. Ha smesso di bere e vegetare sopra la capanna giusto per farmi una scenata senza motivo davanti a degli ospiti, persino più imbarazzati di me. E per la cronaca, ce l’aveva pure con loro perché erano turchi: che dire, come non scegliere di vivere in un Paese di cui non sopporti gli abitanti? Poi mi ha chiesto scusa, ma mi ci sono pulita le chiappe. Per cui, dopo aver prenotato un ostello a Fethiye e un altro a Istanbul, ho cercato di cogliere il momento giusto nell’up & down del suo tasso alcolemico, e le ho detto col sorriso che la domenica me ne sarei andata. Mi ha risposto “ok” ricambiando il sorriso.

Nei giorni seguenti non sono mancati episodi pittoreschi, come le mie mutande passate magicamente dallo stendibiancheria al pavimento della mia capanna, il frigo staccato e spalancato con il cibo che a 40 gradi andava a male (per fortuna era poco, perché non mi comprava più niente nonostante il vitto fosse incluso), liti con i vicini alle 2 di notte e lunghi ululati alla luna. È stata gentile solo quando ha avuto bisogno delle mie medicine contro la diarrea (avrei dovuto correggerle il caffè col lassativo).
Il giorno della partenza, quando sono andata a dirle addio non ha nemmeno alzato le chiappe dalla sedia, “goodbye” e tante buone cose. Ma la ciliegina sulla torta è un’altra. Dopo un’ora che aspettavo il minibus, eccola che arriva: mi vede, non mi saluta, e dopo 30 secondi salta baldanzosa sulla macchina di un amico che andava nella mia stessa direzione. No words.

Ho conosciuto poche persone così meschine, e non capisco la ragione di tanto astio nei miei confronti. Pensare che ai tempi mi aveva detto: “Quando ho letto la tua mail ho percepito delle vibrazioni positive”. Chissà cosa cazzo si era bevuta! È stata la mia quinta esperienza con Workaway, e solo con lei mi sono trovata male.
L’ostello da luogo incantevole è diventato la casa della strega del bosco. La sua negatività si tagliava a fette e avvolgeva tutto, mi ha persino fatto morire il computer! Era un vecchio osso duro, ma con simili influssi ha ceduto! Quando è successo ho avuto un semi attacco di ansia, mi sono esplose mille paure senza senso: il mio unico punto di riferimento in Turchia era una pazza furiosa. Poi ho razionalizzato e mi sono calmata (grazie amiche per il supporto). Sta di fatto che allontanandomi da lei ho sentito la morsa della sua cattiveria venire meno ed è iniziato il viaggio vero, la mia sete di Turchia era tanta ed è stato fantastico.
A volte mi chiedo cosa sia successo a questa donna e ai demoni che popolano il suo cervello. Una cosa buona però l’ha fatta: mi ha aumentato l’autostima, ancora una volta ce l’ho fatta da sola.

Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri
Non so se sia la cosa giusta da dire, ma nolti anni fa una rtagzza che conoscevo disse “Bisogna tagliare i rami secchi…”; naturalmente lei lo intendeva in un suo senso, ma credo che anche questa tipa fosse un ramo secco; forse era ancora presa dai mille ricordi (brutti, mi immagino) che non riusciva a lasciarsi dietro, e ad accettare. E’ sempre bello leggerti, e sentire i tuoi racconti.
Ti auguro una splendida serata! <3
È sempre bello leggere i tuoi commenti 😊 Guarda da un lato mi faceva anche tenerezza, ma col passare dei giorni ho capito che dentro di lei non c’era niente di bello. Purtroppo secondo me è cattiva di indole, del genere che sarebbe stata così anche se la vita le avesse regalato solo rose e fiori.
Ehi, grazie del complimento 🙂 sono quelle cose che non mi aspetto mai; non so perché… Mentre leggevo il tuo racconto ho pensato anche io che fosse cattiva di indole; non posso dire che persone in quel modo mi piacciano, anche perché credo che non si saprebbe mai come prenderle. Ti auguro una piacevole serata. 🙂
Bellissimo articolo, nonostante la situazione hai reso il racconto tragicomico e mi sono rivista tanto nel tuo modo di essere. Ho avuto anch’io un’esperienza workaway decisamente particolare e capisco cosa hai passato! Ma l’importante è andare avanti e prendere ogni cosa come un’opportunità e una sfida. La Turchia mi ispira tantissimo, immagino quante belle avventure hai vissuto!
Grazie dei complimentiiii ❤ Ma guarda a me sembrava assurdo perché mi sono sempre trovata bene con gli host di Workaway, certo ognuno col suo vissuto ma belle persone, questa invece viene davvero da un altro pianeta. Ci ho riso su fino a quando non mi ha fatto quella scenata, lì ho capito che stava diventando una situazione troppo malsana. E che dire della Turchia… è uno di quei Paesi che non mi stanca mai, vai se puoi!
Agghiacciante il tuo racconto. Credo che fosse una grande frequentatrice di parrocchie. Lo stile sembra quello.
Pensavo fosse solo una prerogativa italiana quel tipo di trattamento e a quanto pare te lo puoi ritrovare anche in Turchia…
La cosa bella però è che hai incontrato quella bellissima gattina fra le frasche e la zuccona arancione.
Meglio una colonia di gatti! 😉
Meglio tutto piuttosto che la sua compagnia! Comunque non era turca ma di un rispettabilissimo Paese occidentale, in Turchia ho sempre incontrato persone più che ospitali!
Mi dispiace per la brutta esperienza ma almeno hai visto un altro aspetto di questo soggiorno/lavoro. Positivo comunque.