Prima di andare in Cambogia avevo sentito parlare del famoso sorriso Khmer, il suo popolo: una volta arrivata ne ho scoperto l’indimenticabile dolcezza
Ho voluto scrivere questo post perché troppo spesso sento dire che la Cambogia è un Paese triste da visitare, pericoloso ecc ecc ecc. Detto poi da chi non ci è mai stato, mi urta ancora di più. La prima cosa che mi viene in mente quando penso al mio viaggio in Cambogia infatti è la dolcezza e il sorriso del suo popolo, il cui nome è Khmer.
È vero, porta sulle sue spalle il peso di una storia a dir poco ingombrante: il genocidio perpetrato da Pol Pot dal 1975 al 1978 ha ucciso 2 milioni di persone su 6, sono poi seguite una tremenda carestia e la guerra civile, e nemmeno ora sguazza nella ricchezza, tutt’altro.
Ma è questo che stupisce: la gente è sorridente, e non ti dà mai quella sensazione di sconforto o disperazione che uno si aspetterebbe. Certo, non bisogna fare di un’erba un fascio, ma la sensazione che ho avuto è che di indole siano proprio così. E questa è stata una grande lezione di vita per me. Tra l’altro sono molto curiosi, gli piace chiacchierare e sapere cosa fai nella vita, dove vivi e via dicendo.

Non è sempre facile ovviamente, questo sì: per la prima volta in vita mia i mendicanti, di tutte le età, mi chiedevano non i soldi, ma da mangiare. Facevano il tipico gesto con la mano davanti alla bocca, ma sempre con grande dignità. Le uniche a cui davo denaro erano le donne anziane. Un italiano che vive lì da anni mi ha spiegato che se queste vecchine chiedono l’elemosina significa che non hanno una famiglia che si occupi di loro. Normalmente infatti gli anziani sono molto rispettati. Ho visto poi molte persone mutilate, senza gambe o braccia, perché la Cambogia è stata ed è ancora molto minata.

Vi direte: “Santa Madonna ma che quadretto allucinante, ma io me ne vado a Ibiza!!!”. Può sembrare così, poi ognuno sa quello che può o non può reggere, ma credetemi, non paratevi gli occhi, se avete la curiosità di scoprire la Cambogia andate perché davvero è un viaggio che arricchisce. Se lo fate con consapevolezza e con l’idea di aiutare questa gente nel giusto modo, è un’esperienza che farà un gran bene più a voi che a loro.
Ad esempio, ci sono locali che devolvono una percentuale dei loro introiti ad associazioni o organizzazioni che sostengono i più deboli. La foto qui sotto ad esempio l’ho scattata durante uno spettacolo tipico, dove tutti i ragazzi che partecipavano erano stati salvati dalla strada.

Ci sono poi ristoranti che impiegano ragazzi di strada o donne bisognose, in modo da offrirgli un’esperienza nel settore e avviarli verso questa professione. Quindi cercare locali di questo tipo è un’ottima mossa, in genere sono segnalati sulle guide o basta controllare in rete. I prezzi sono più alti rispetto alla media, ma è per una buna causa quindi niente braccino corto!
Ecco ad esempio i posti in cui sono stata nella capitale, Phnom Penh:
– Friends: in questo ristorante a fianco del Museo Nazionale, oltre a mangiare benissimo ho visto all’opera giovani camerieri tutti concentrati nel servirmi come una regina: poggiavano le posate sul tavolo come fossero delicatissimi fiori. E mi hanno deliziato con una crepe che mi ha fatto apparire il Buddha… Si tratta di una catena con diversi ristoranti in Cambogia e non solo. (Aggiornamento 2024: purtroppo ha chiuso).
– Cafè Yeji: ci ho messo una vita a trovarlo girando intorno al Mercato Russo ed era lì a un passo! Perfetto quindi per rinfrescarsi dopo il labirinto di shopping. Molto carino e ben tenuto, mi sono bevuta un bel frullato mentre aspettavo finisse il acquazzone tropicale: atmosfera Indocina a gogò!
Insomma, non tutti i viaggi sono all’insegna dello svago a 360°, ma questo non significa non possano essere altrettanto belli, anzi forse di più. Se non si ha paura di spingere un po’ il pedale oltre i limiti delle nostre emozioni, possiamo non solo conoscere una realtà diversa, ma conoscere meglio noi stessi perché si ha solo tanto, tantissimo da imparare. Se ci state facendo un pensierino, in questo articolo vi parlo del mio viaggio attraverso la Cambogia, in assoluto il primo in solitaria. Fatevi conquistare anche voi dal sorriso Khmer!

Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri