Vi porto con me a Venezia nel sestiere di Castello, il quartiere più autentico e senza turisti (ma pieno di panni stesi) che ho appena visitato
Con la scusa di andare alla mostra di Henri Cartier-Bresson, ho appena passato tre giorni a Venezia ed è stato più che stupendo! La pandemia infatti ha il suo lato positivo: non ci sono le solite orde di turisti. Volevo cogliere questo attimo in cui Venezia è tornata più autentica, vivibile e visitabile. Ma non solo. In un momento in cui gli assembramenti sono da evitare, ho fatto un tour alternativo della città per scoprire la zona più snobbata dai turisti: il sestiere di Castello. Nonostante sia super affascinante, è fuori dalle classiche rotte mainstream. Pronte per visitare una Venezia tranquilla, genuina e diversa dal solito?
Iniziamo come sempre dalle basi (ecco la mappa). Castello è uno dei sei sestieri (quartieri) che compongono Venezia insieme a Cannaregio, San Marco (coi quali confina), San Polo, Santa Croce e Dorsoduro. È il più grande della città e si trova nella parte orientale. Si divide in Alto e Basso, un po’ come Bergamo ma alla veneta maniera. E credetemi, più ci si addentra, più diventa un incantevole mondo a sé. Non ci sono palazzi elegantissimi affacciati sui canali con le gondole per turisti. Qui trovate la Venezia popolare, quella dei panni stesi fra un palazzo e l’altro, delle calli (le vie) labirintiche e silenziose, dei muri scrostati. Un’oasi di quiete in cui la città si sveste finalmente dei panni glamour da cartolina per diventare più schietta e verace. Infilatevi ovunque senza ritegno, perché ogni angolo ha il suo piccolo tesoro.
In questo itinerario inedito, fatto di molte pause spritz, direi di partire da Campo San Lio (a grandi linee campo sta per “piazza”) e proseguire sulla omonima salizada (nome dato alle calli larghe di importanza speciale). Arrivate in fondo girate a sinistra e sbucate nel bellissimo Campo S. M. Formosa con la sua chiesa. Pittoresca la omonima calle, con i vicoletti strettissimi sul lato. Più a nord se siete amanti delle chiese non perdetevi Campo SS. Giovanni e Paolo.
Qui vicino c’è uno dei mie angolini preferiti di Venezia, Fondamenta San Severo. È un luogo di tranquillità, perfetto per uno spritz al Wine Bar 5000. Quando cala il buio e le luci delle case si accendono illuminando l’acqua, pare un sogno (e anche sbirciare nelle case dal ponticello di fronte a Calle de Mezzo). A un passo c’è Fondamenta de l’Osmarin, con un piccolo canale e diversi locali affacciati, delizioso al tramonto.
Attraversate un paio di canali e arrivate alla Salizada S. Antonin. Qui cominciamo davvero ad abbandonare la Venezia turistica per ritrovarci in quello che sembra un piccolo paese. Incrocerete chi beve un veloce caffè al bar, chi porta il cane a spasso, chi torna da scuola. Oppure, se siete fortunate come me, potete origliare una gang di vecchine sedute alla panchina che si scambiano ricette in Campo Bandiera e Moro o de la Bragora. In questo piccolo paradiso, la ciliegina sulla torta è stata la musica classica in sottofondo nella chiesa San Giovanni Battista in Bragora, che dà il nome al campo.
Infilatevi nelle calli lillipuziane, perdetevi un po’, Venezia sembra fatta apposta, basta che arriviate a Campo de le Gorne, perla di quiete e autenticità.
Da qui in un attimo vi ritrovate in Campo de l’Arsenal, che prende il nome dal vasto complesso dell’Arsenale lì di fronte. Antico cantiere navale risalente al Mille, occupa buona parte di Castello. Protetto da alte mura, torri di guardia e ruggenti leoni di marmo, era una vera e propria città nella città. Dà l’idea della potenza navale che per secoli ha fatto grande la nostra Venezia. All’angolo, vicino al Ponte del Purgatorio, con c’è un carinissimo baretto (Leon Bianco) ideale per un’altra pausa spritz.
Più avanti mi sono seduta praticamente in meditazione di fronte a uno scorcio molto veneziano: palazzo sul canale, panni stesi, barca “posteggiata”, e un signore che si affaccia alla finestra e comincia quella che penso sia una piacevole conversazione con un piccione appollaiato sul filo dei panni.
Ma è in Via Garibaldi, forse l’unica a fregiarsi di questo nome a Venezia, che pulsa il cuore del sestiere. Perfetta per lo struscio (e per uno spritz al Bar Vecio Calice), era un canale che Napoleone fece ricoprire per buona parte.
Infilatevi nelle calli a destra e vi troverete nel paradiso dei panni stesi e del profumo di ammorbidente. Questa zona è nota come Calle Colonne e arriva fino alla riva. Girate fra Calle da Ca’ Coppo, Schiavona, del Avrano, dei Olivi Campiello Cavalli fino a Sotoportego de le Colone. Qui la mia libidine ha toccato l’apice. Immaginate: vicoletti con case colorate, nessun negozio, bar, turista. Solo qualche residente che apre l’uscio di casa, e la calma che regna sovrana. Era di una bellezza talmente surreale che pareva un set cinematografico. Dulcis in fundo, poco distante sulla riva c’è una merce rara per Venezia: il piccolo Giardino della Marinaressa.
Lungo via Garibaldi sul lato c’è l’omonimo viale, felicemente alberato. A fianco, in Corte di Calle San Domenico, nel 1696 è nato nientepopodimeno che Giovanni Battista Tiepolo, uno dei maggiori pittori del Settecento veneziano. Tutto qui trasuda storia e un vissuto secolare.
Il viale divide Calle Colonne da altri rioni altrettanto affascinanti. Perdetevi per Seco Marina e Calle Catapan con bellissimi palazzi in mattoni. Se avete fame, in questa parte di Castello molto residenziale trovate solo un’osteria e una trattoria. Quest’ultima è sul canale che fa da confine col rione di San Giuseppe. Anche questo è molto ruspante ma onestamente, tranne Paludo S. Antonio, l’ho trovato meno pittoresco e con palazzi più moderni. Da qui, andando verso la riva, si entra in un’altra perla verde di Venezia, i Giardini della Biennale.
Ora però torniamo al canale principale, Rio de S. Ana, che prosegue da Via Garibaldi. Attraversatelo e addentratevi in un altro rione il cui cuore palpita in Campo Ruga. Questa zona è diversa dalle precedenti, è una minuscola Venezia dentro Venezia, con un piccolo canale e scorci deliziosi sull’isola di San Pietro di Castello. La parte più pittoresca è Fondamenta Riello, un gioiellino. Resta valida la pace totale.
Spero le mie parole vi abbiano fatto vivere almeno un briciolo dell’incanto di Castello, perché già basterebbe per inebriarvi. Quando girerete per questo sestiere, così verace e onesto, divertitevi a leggere tutti i messaggi che i padroni di casa lasciano su un foglio appeso alla porta: “Se è un corriere lasci tutto al bar”, “Se citofona e non rispondo suoni al portone di fianco”, “Mi trova al 3560”. Un piccolo universo parallelo a fior d’acqua.
PS: se volete approfittarne per fare un salto a Padova, ecco l’articolo.
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri