Per due settimane, da una stanza a Manhattan sono andata alla scoperta di New York, una città talmente viva ed energica da regalare un invasamento orgasmico
New York, il sogno di una vita che mi sono concessa molto tardi, accantonato a favore del Sud-Est asiatico di cui mi ero innamorato. Ma dopo tanti anni ho sentito l’esigenza di provare qualcosa di nuovo. Così, la bussola ha puntato verso la metropoli delle metropoli, che con i suoi grattacieli infiniti mi attirava da quando ero una piccina. NYC sarebbe stata mia e completamente mia per due settimane ad agosto (ecco una miniguida per voi con 10 tappe imperdibili).
Quindi in ordine cronologico sono seguite prenotazione, agitazione e partenza. L’atterraggio all’aeroporto JFK è uno dei miei ricordi più belli in assoluto. Ho guardato fuori dal finestrino, e ad accogliermi al tramonto c’erano i profili dei grattacieli, riuscivo persino a distinguere l’Empire State Building. E quella è stata la prima lacrima di felicità che la Grande Mela mi ha strappato.

Il mio primo vero contatto con la città l’ho avuto la mattina dopo a Central Park, che mi ha fatto andare completamente fuori di testa. Sognavo di visitare New York da quando ero piccola, e ora che c’ero veramente mi sembrava irreale. Quando una cosa che desideriamo da una vita supera addirittura le nostre aspettative, già di per sé altissime, come si fa a non impazzire di gioia? Ammetto candidamente di essermi messa a piangere per la felicità, nascosta dietro gli occhiali da sole. Mi sentivo come un adolescente arrapato in uno spogliatoio femminile. Ero in uno stato di orgasmo perenne, era tutto incredibilmente meraviglioso.
I primi giorni sono stati assurdi perché vivevo in un continuo déja vu. Con il fatto che New York ce la spammano ovunque, tra tv, cinema e riviste, mi sembrava di aver già vissuto ogni momento. Quando guardavo sfrecciare un taxi giallo, quando sentivo la sirena della polizia, quando mi sedevo sulle scalinate all’ingresso del mio palazzo, vedevo me stessa dal di fuori come in un film!

A rendere questo viaggio speciale è stato anche l’alloggio che ho trovato, una vera e proprio svolta: tramite un’amica ho affittato una stanza in un appartamento a Manhattan dove lei era stata ospite anni prima. Vivere in una casa abitata da newyorkesi e non nella sterile stanza di un albergo è un’esperienza che auguro a tutte quelle che amano questa meravigliosa città, in cui a volte è facile sentirsi una piccola turista spaesata.
La padrona di casa, che chiameremo Linda, affittava solo a persone di massima fiducia, e questo mi ha permesso di strappare anche un buon prezzo (ben 60 dollaroni al giorno, bricioline per New York). Nell’appartamento, in un vecchio stabile dell’elegante Upper West Side, aveva vissuto per decenni la nonna di Linda, un’ebrea tedesca fuggita dalle persecuzioni naziste. C’erano ancora molte tracce della sua vita lì dentro. I mobili erano d’antiquariato, il parquet ancora quello di un tempo, ed era arredato con un piacevole gusto e con attenzione per le piccole cose.

Certo quelli con cui vivevo erano personaggi decisamente particolari. Linda era una ruspante psicologa lesbica con attaccate sul frigo le foto della compagna col figlio avuto dalla ex moglie; Luke, nome fittizio dell’adorabile coinquilino gay, lavorava in un museo ed era di origini afghano/portoricane (e noi che ci stupiamo quando un bergamasco sposa una calabrese); infine la piccola Rosie, un dolcissimo pincher cieco, sordo e senza denti (ma solo da un lato). Normale amministrazione per New York? Per me era fantastico. Vederli fare colazione prima di andare a lavoro, tornare la sera con le borse della spesa, vivere una “normale” vita newyorkese mi ha fatto sentire parte del vortice.
Ciliegina sulla torta, per tre giorni a casa siamo rimaste solo io e Rosie, a cui ho fatto da dogsitter in cambio di tre notti gratuite. Due volte al giorno la portavo non solo a fare il giretto per l’isolato, ma anche al Riverside Park lungo il fiume Hudson per farla brucare un po’. Così facevo due chiacchiere con la gente del quartiere, in particolare con una dogsitter russa, e mi sentivo una di casa!

Le due settimane che ho trascorso nella Grande Mela sono state intensissime e vissute al massimo. Ogni giorno durava 48 ore. Ho percorso Manhattan da cima a fondo, sono riuscita a farmi venire le vesciche ai piedi con scarpe che mettevo da anni. Quello che mi stupiva era la bellezza che si trovava ovunque si posasse lo sguardo, dai grattacieli infiniti ai negozi in cui si comprerebbe tutto, dalle piccole oasi verdi alle mise più audaci.
New York secondo me si ama o si odia, ha un impatto talmente forte che non accetta vie di mezzo. E io l’amo follemente, come fosse un uomo, anzi di più. Ne ho conosciuto uno davvero carino, nero come la pece e con un sorriso che illuminava di immenso. Dopo essere usciti a cena, mi ha invitato più volte a casa sua a Brooklyn (che volesse mostrarmi la collezione di francobolli?). E io pensavo: “Ma a me, ma che mme frega, io oggi vado a farmi un giro nel West Village!!!”. Certo non era scoccata la scintilla, ma in quel momento non mi serviva un uomo, mi bastava la città.

A New York infatti la mente è continuamente bombardata di input che arrivano da ogni dove, e dormire sembra una perdita di tempo con tutte le cose che ci sono da fare.
Già solo viaggiare in metro è un’esperienza imperdibile. Penso di aver visto tutti i colori della pelle in tutte le loro possibili gradazioni. A New York è come se l’umanità intera fosse presente nelle sue mille sfaccettature, come se le razze umane si mischiassero in infinite possibilità. I paesaggi erano i volti della gente.
Quello che ho apprezzato più di tutto in questa città era il fatto che nulla fosse banale. Ho avuto l’impressione come in nessun altro posto che si potesse veramente essere se stesse, perché a nessuno fregava niente di come ti vestivi o di come ti conciavi. Ci si poteva esprimere senza seghe mentali. Era come se in quella moltitudine di razze, di ricchezza e povertà, nessuno seguisse uno stile se non il proprio.
E mi sono chiesta: “Ma perché ho aspettato così tanto se era il sogno di una vita?”. Forse perché concederci la felicità richiede coraggio, il coraggio di riconoscere che ce la meritiamo. La sensazione che mi ha lasciato New York è stata di aver toccato il cielo con un dito, e di aver capito che non era poi così lontano come sembrava.


Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri
bellissimo racconto … complimenti invasata ….
Grazie 😀 Mai raggiunti livelli di invasamento simili (per ora…)
Una bellissima storia d’amore ❤️ Una grande opportunità quella di vivere come una New Yorker in quell’appartamento a manhattan, e poi per 60 dollari a notte!
Sì coi prezzi che ci sono è stata una botta di c..o fantastica😆 E hai detto bene, è stata una storia d’amore, con
la A ❤
Che spettacolo la casa che hai trovato! Vivere da newyorkese è sicuramente stato quel plus che ha reso la tua vacanza indimenticabile
Assolutamente sì! È tutta un’altra vita,tutta un’altra atmosfera, tutta un’altra newyorkesità🍎
Un bellissimo racconto, che come puoi immaginare, mi ha fatta immedesimare completamente…..non ho dubbi che la tua esperienza, vissuta assaporando l’autentica vita quotidiana di New York, a stretto contatto con i suoi abitanti (che amore, la piccola Rosie!), abbia fatto, come sempre, la differenza.
L’emozione per la concretizzazione di un sogno covato a lungo assomiglia a quello che ho provato preparando il viaggio in India, e poi, una volta lì…..!!!
Comunque è ufficiale: mi hai trasmesso l’urgenza di un viaggio a New York!
E tu l’urgenza di andare in India! Anche lì è una vita che voglio andare, aspetto il momento giusto… da un po’ troppo però! Scambiamoci i sogni nel cassetto😉
Sììììì!!! Ottima idea 😀 ! Il viaggio in India si compie quando il momento è maturo ….il che è diverso per ognuno di noi 🙂
Davvero un bellissimo racconto di un’esperienza che sicuramente sarà parte di te per sempre. Questa città ha il suo fascino e chiunque ne rimarrebbe affascinato!!
Grazie😊 New York non può non piacere, è talmente grande che è impossibile non trovare quello che piace!
Grazie per questo racconto pieno di emozioni! Mi hai fatto rivivere le stesse emozioni provate girando per la Grande Mela!
Bene bene sono contenta! Questa città regala emozioni incredibili, bisognerebbe andarci almeno una volta l’anno!❤🍎